Il Paziente

Benvenuti nella sezione dedicata ai pazienti

Da quasi 40 anni, MEDICO S.p.A., un’organizzazione efficiente e flessibile con sede in Italia, opera nel campo della cardio-stimolazione con lo scopo di garantire a medici e pazienti uno standard tecnologico di alto livello.

La sezione successiva è stata creata per aiutarvi a comprendere meglio il funzionamento del cuore e del pacemaker.


 Il Cuore: come funziona

Il cuore è l’organo motore della circolazione. Esso pompa il sangue, veicolo dell’ossigeno e delle sostanze nutritive, a tutti i tessuti dell’organismo. Costituito da un muscolo particolare, il cuore è diviso in quattro cavità: due atri e due ventricoli, che si contraggono ritmicamente per effetto di uno stimolo elettrico, prodotto da un gruppo di cellule speciali, situato nella parete dell’atrio destro e denominato “nodo del seno” o “pacemaker naturale”. Lo stimolo da questa sede si propaga a tutta la parete degli atri e quindi, attraverso un fascio muscolare ben definito (fascio comune) e le sue diramazioni (branca destra e branca sinistra), si diffonde alla muscolatura dei ventricoli, facendoli contrarre. Gli atri per primi, e subito dopo i ventricoli, si contraggono normalmente 60-80 volte al minuto ed oltre 100.000 volte al giorno. Il movimento del sangue nelle cavità cardiache e nel circolo può essere così schematizzato: il ventricolo sinistro pompa il sangue nell’aorta e nel sistema arterioso che lo distribuisce in ogni parte del corpo; dopo aver fornito l’ossigeno e le sostanze nutritive ai tessuti ed averne raccolto le scorie, il sangue confluisce nelle vene che lo convogliano nuovamente al cuore e più precisamente all’atrio destro e quindi viene pompato nell’arteria polmonare e nel circolo polmonare, dove si ricarica di ossigeno; il sangue torna ancora al cuore attraverso le vene polmonari, che lo versano nell’atrio sinistro e da questo passa nel ventricolo sinistro, pronto a riprendere la via della circolazione generale. Il cuore pompa circa 5-6 litri di sangue al minuto, in condizioni di riposo; sotto sforzo, tale quantità può aumentare nel soggetto normale fino a 20 litri. Uno dei fattori più importanti che determinano la quantità di sangue pompata dal cuore, è il numero delle sue contrazioni al minuto. Quando per un’alterata funzionalità del nodo del seno o per una lesione che interrompa le vie di propagazione degli stimoli naturali (fascio comune e relative branche), i ventricoli si contraggono molto al di sotto del normale, la quantità di sangue pompata dal cuore non è più sufficiente a soddisfare le richieste dell’organismo, per cui compaiono tipici disturbi quali: vertigini, scarsa resistenza fisica, mancanza di respiro, gonfiori alle estremità, perdita improvvisa della conoscenza… A questo punto il paziente ha bisogno di uno stimolatore artificiale o pacemaker, grazie al quale è possibile aumentare la frequenza delle contrazioni cardiache e far sì che il cuore pompi la quantità di sangue necessaria.


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 Il pacemaker, cos’è

Il pacemaker è un piccolo dispositivo elettronico, alimentato a batterie, che produce stimoli elettrici idonei a far contrarre il cuore. Tali stimoli vengono convogliati al muscolo cardiaco attraverso fili sottili e resistenti, con una frequenza pari a quella del cuore normale. Esistono vari tipi di pacemaker, con caratteristiche diverse e tali da potersi adattare alle molte condizioni oggi curate mediante la stimolazione cardiaca. La massima parte dei pacemakers impiegati sono del tipo a “domanda” ed entrano in funzione automaticamente solo quando la frequenza naturale del cuore scende sotto un certo livello, mentre rimangono silenti e vigili quando l’attività cardiaca torna normale. Con questo tipo di pacemaker e con altri accorgimenti tecnici, oltre a realizzare una stimolazione cardiaca sicura ed efficace, si tende a risparmiare l’energia contenuta nelle batterie ed a prolungare la durata dello stimolatore. L’impiego delle attuali fonti di energia per alimentare i pacemakers (pile al litio) e lo sviluppo di nuovi circuiti elettronici, hanno permesso di allungare la durata potenziale degli stimolatori fino a 5-10 e più anni. Inoltre è oggi possibile regolare dall’esterno, e senza recare disturbo al paziente, le modalità di funzionamento del pacemaker, variandone ad esempio la frequenza o l’intensità degli stimoli, mediante un apposito strumento (programmatore) che viene collocato al momento sulla parte del corpo dove è stato inserito lo stimolatore e che opera creando un campo magnetico e onde radio. Attraverso il programmatore è anche possibile “interrogare” il pacemaker ottenendo informazioni sul suo stato di funzionamento, sul livello di scarica della batteria, sul numero di stimoli erogati, etc. Alcuni pacemakers sono in grado di stimolare il cuore a frequenza variabile, in base alle richieste dell’organismo (pacemaker ad adeguamento automatico della frequenza regolata sul respiro, sulla temperatura, sull’attività motoria, etc.); altri ancora, dotati di circuiti sofisticati, possono riconoscere vari disturbi del ritmo cardiaco e sono impiegati per curare non solo il blocco, ma anche i ritmi accelerati (pacemakers antitachicardici).


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 Come viene applicato

L’applicazione di un pacemaker richiede un intervento, la cui parte più importante consiste nel collegare lo stimolatore al cuore. Ciò si ottiene mediante l’introduzione dell’elettrodo e del filo di collegamento (elettrocatetere) attraverso una vena, fino al ventricolo destro, con la tecnica del cateterismo cardiaco e quindi con un intervento minore che si effettua in anestesia locale. Applicato l’elettrodo (o gli elettrodi) ed il filo di collegamento, effettuati alcuni controlli dell’efficacia della stimolazione, il filo viene collegato al pacemaker. Mediante una piccola incisione, il pacemaker viene inserito quindi sotto la pelle e definitivamente sistemato. Il paziente starà subito meglio ed i suoi disturbi più importanti scompariranno prontamente. Il leggero dolore nella sede dell’incisione durerà al massimo qualche giorno. Nella sede di impianto del generatore apparirà più o meno saliente una piccola bozza, non visibile sotto ai vestiti normali.


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 Come si controlla

Il pacemaker come tutti i dispositivi elettrici e meccanici in attività continua, va sorvegliato. Il suo buon funzionamento può essere accertato anche dal semplice controllo del polso. E’ noto che il polso è prodotto dall’attività della pompa cardiaca e che il numero di pulsazioni che noi percepiamo al collo, alle tempie o più semplicemente ai polsi, corrisponde generalmente al numero della contrazioni cardiache e quindi agli impulsi erogati dal pacemaker. Un polso regolare, con frequenza pari o solo di qualche battito diversa da quella indicata al momento dell’impianto o dell’ultimo controllo medico, conferma il buon funzionamento dello stimolatore. Naturalmente questo vale per gli stimolatori a frequenza fissa e non per quelli guidati dalla frequenza del “pacemaker naturale” (nodo del seno) o da altri parametri (respiro, temperatura, attività muscolare). Con questi pacemakers la frequenza del polso può variare anche di molto, nelle varie situazioni. Al Centro di controllo tuttavia vengono eseguite numerose altre immagini strumentali (elettrocardiogramma, radiografia, analisi oscilloscopica dello stimolo artificiale, applicazione del magnete e del programmatore, etc.) atte a verificare non solo l’efficacia della stimolazione artificiale, ma anche lo stato degli elettrodi e del pacemaker, la carica della batteria etc. Il controllo del polso deve essere abituale per il portatore del pacemaker, che lo effettua da solo o con l’aiuto di altri, per la durata di qualche minuto, almeno una volta al giorno, registrando la frequenza su un foglio diario. Il controllo al centro viene effettuato secondo un apposito calendario che varia con il tipo di pacemaker. La data di ogni controllo è comunque prefissata sul cartellino che il paziente reca sempre con sé.


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 Quando viene sostituito e come

Quando al controllo risulta che le batterie sono entrate nella cosiddetta fase di scarica (fase che può durare alcuni mesi) o che il pacemaker a seguito di un guasto non funziona più perfettamente, si procede alla sua sostituzione. L’intervento di sostituzione è generalmente molto semplice e breve. Esso comporta una piccola incisione sulla cute in corrispondenza del generatore, il distacco di questo dall’elettrodo che viene lasciato in sede, il collegamento del nuovo stimolatore all’elettrodo e la sua definitiva sistemazione nel ricettacolo già occupato dal vecchio generatore. Il paziente viene di solito trattenuto in ospedale per poche ore o al massimo per uno o due giorni. Una volta sostituito il pacemaker, il paziente deve rispettare le norme e prendere le precauzioni che gli sono state indicate all’epoca del primo impianto.


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 Vivere con il pacemaker

Dopo l’applicazione e la sostituzione del pacemaker e prima di lasciare l’ospedale, il paziente dovrà ricevere uno speciale cartellino contenente i dati di identificazione personale; il suo indirizzo e numero telefonico; la data dell’intervento e le generalità del pacemaker e dell’elettrodo applicato (marca, tipo, sede dell’elettrodo, numero degli impulsi al minuto, loro durata ed ampiezza); l’indirizzo e numero telefonico dell’ospedale dove il pacemaker è stato impiantato e dove il paziente fa riferimento per i periodici controlli; la data dell’ultimo controllo e quella del nuovo controllo in programma; i dati salienti ricavati dal controllo elettrico del pacemaker.

 

Vivere con il pacemaker
Vivre avec le stimulateur cardiaque
Living with a pacemaker
Vivir con el marcapasos
Život s kardiostimulátorem
Život s kardiostimulátorom

 

 


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 Opportune istruzioni sulle cure e sulle norme di vita da seguire

 – I farmaci consigliati vanno presi con regolarità. Se si tratta di farmaci attivi sul cuore e sulla circolazione essi possono migliorare i risultati ottenuti con il pacemaker. Se si tratta di altri farmaci, la presenza del pacemaker non costituisce di solito una controindicazione al loro uso.

 – La dieta del portatore di pacemaker non richiede particolari attenzioni. Evitare pasti ingombranti e fare uso moderato di caffè ed alcolici. In casi particolari seguire il regime alimentare consigliato di volta in volta dal medico curante.

L’attività fisica deve essere proporzionata alle condizioni generali e alla tolleranza allo sforzo di ciascun paziente. Camminare anche a lungo o andare in bicicletta sul piano, salire lentamente poche rampe di scale, accudire alle faccende domestiche non pesanti, curare il proprio giardino, farsi il bagno, etc… sono tipi di attività che il portatore di pacemaker può svolgere. Attività fisiche di maggior impegno possono essere consentite caso per caso, anche in base al tipo di pacemaker che il paziente ha ricevuto.

I viaggi in automobile,in treno, in aereo, non sono in genere controindicati. Negli aeroporti è opportuno evitare il passaggio attraverso i controlli magnetici (porte magnetiche, rilevatori magnetici di oggetti metallici) i quali possono disturbare il buon funzionamento del pacemaker. E’ necessario i questa circostanza rivelare al personale di servizio di essere un portatore di pacemaker, esibendo la tessera personale. E’ opportuno consultare il centro di controllo prima di intraprendere lunghi viaggi con soggiorni in altre regioni o all’estero, anche per munirsi dell’indirizzo di eventuali Centri di controllo colà esistenti. La patente di guida può essere mantenuta (o ottenuta) facendosi rilasciare un apposito attestato dal proprio centro di controllo.

Il lavoro produttivo è consentito nell’ambito delle occupazioni leggere o sedentarie. Durante il lavoro, il paziente deve prendere le precauzioni elencate più sotto cercando in particolare di evitare le interferenze elettromagnetiche che possono disturbare il buon funzionamento del pacemaker.

I rapporti sessuali non sono controindicati.

 Vanno evitati

ogni attività fisica che causi affaticamento, mancanza di respiro o vertigini; i salti e i movimenti bruschi che coinvolgono la sede del pacemaker; gli urti e le pressioni sullo stimolatore. La possibilità che il normale funzionamento del pacemaker sia disturbato da scariche elettriche o da onde elettromagnetiche, sconsiglia l’eccessivo avvicinamento ai motori elettrici, ai motori a scoppio, alle stazioni radar o radiotrasmittenti, ai forni di cottura ad onde corte e, come già accennato, il passaggio attraverso i controlli magnetici negli aeroporti.

E’ molto importante!

che il portatore di pacemaker metta al corrente della sua condizione il datore i lavoro, nonché il medico o lo specialista al quale si rivolge per la prima volta. In particolare va messo al corrente il dentista, il fisioterapista (l’applicazione di diatermia e di terapie ad onde corte in genere è controindicata), il chirurgo (il bisturi elettrico va usato con cautela nel portatore di pacemaker).

Non è tuttavia pericoloso

l’uso degli elettrodomestici più comuni (lavatrice, aspirapolvere), del rasoio da barba, dell’asciugacapelli, dell’automobile.

Una norma da osservare

Il controllo quotidiano del polso. Se questo in condizioni di riposo, è molto irregolare o se il numero delle pulsazioni si riduce di 6-8 o più al minuto, rispetto ai valori di partenza, qualora si tratti di pacemaker a frequenza prefissata, il paziente deve consultare il medico curante e se è il caso deve presentarsi al più presto al Centro di controllo. Analogo provvedimento è richiesto qualora dovessero ricomparire i disturbi che hanno motivato l’applicazione del pacemaker: perdita della conoscenza, vertigini, etc…, oppure altri disturbi, quali: crisi protratte di palpitazione, contrazioni muscolari fastidiose nella sede del pacemaker o alla base del torace, arrossamento o gonfiore in corrispondenza del pacemaker. La frequenza del polso può aumentare, talora anche di molti battiti, rispetto alla frequenza del pacemaker indicata al momento dell’impianto, e variare in condizioni di riposo o dopo un piccolo sforzo. Ciò è normale per i pacemaker a frequenza variabile e può accadere anche con gli stimolatori più semplici del tipo “a domanda” quando l’attività spontanea del cuore ritorna normale (cosa abbastanza comune) per cui il portatore di pacemaker non si deve allarmare.

Qualora il paziente si trovi fuori dalla sua zona

e lontano dal proprio Centro di controllo, potrà rivolgersi ad uno degli ospedali, sedi di impianti di pacemaker, distribuiti in tutto il territorio nazionale dove potrà ricevere tutte le informazioni e l’assistenza necessarie.

 


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 Conclusioni

Vivere con il pacemaker non deve essere un motivo di ansia e preoccupazioni eccessive. Lo stimolatore non è uno strumento misterioso ed è costruito con accorgimenti che danno il massimo affidamento. La sua applicazione consente non solo di eliminare taluni disturbi gravi e minacciosi, ma anche di migliorare notevolmente la qualità della vita. Moltissime persone in tutto il mondo, grazie al pacemaker, hanno potuto riprendere una vita attiva e realizzare progetti ed aspirazioni che avevano già abbandonato. I progressi già notevoli della medicina e della tecnologia elettronica in questo campo, costituiscono una garanzia per la realizzazione di stimolatori sempre più durevoli e sicuri. Tuttavia come accade in ogni altro tipo di terapia, anche con il pacemaker i migliori risultati si ottengono soltanto con la piena collaborazione del paziente.

 


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